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Benvenuti!

2009/12/09

Notte  a tutti quelli che mi leggono. Sarà un piccolo o un lungo viaggio questo, si vedrà.  Saranno messaggi lanciati nell’aria, il divertimento è sapere che forse qualcuno li raccoglierà in maniera assolutamente casuale, si fa per dire, il divertimento sarà anche sapere di cosa ci dovremo rallegrare o rammaricare.  Parlerò a giovani tormentati o insolentemente felici, a donne annebbiate da impegni gravosi o pronte a lanciarsi senza pesi verso la vita che hanno sognato, a uomini incantati o delusi o ancora rampanti, a vecchi  soli e tristi o gonfi di saggezza da cui attingerò a piene mani. Racconterò le cose della gente, di noi tutti, racconterò la vita che vedo. Stasera una persona è rimasta bloccata nell’ascensore del condominio dove abita; la sua porta non era stata bloccata, nè era stato segnalato il guasto; avevano appena verniciato le porte di ferro; la persona, dopo pochi secondi di salita si è vista intrappolare in pochi metri cubi d’aria. Ha premuto il tasto della suoneria che però non suonava, lo ha premuto più volte, niente; allora ha pensato “adesso telefono a casa così qualcuno da fuori mi verrà ad aprire” ma il cellulare vecchio modello non aveva campo e dopo pochi secondi si spegneva la chiamata. Ha cercato di aprire le porte interne, come una molla rientravano in posizione e faceva fatica e poi a cosa serviva, la prima porta, quella appena verniciata,  emanava un odore intensissimo di vernice; ha cominciato a pensare di sentirsi in trappola, ma solo per un attimo, poi è stato ad ascoltare se qualcuno passasse da quelle parti; per parecchio tempo non è passato nessuno, ha cominciato a pensare che si sarebbe intossicato i polmoni, quell’odore di vernice gli impregnava le narici. Poi ecco, delle voci, allora ha aperto la porta interna che cedeva con fatica alla sua spinta, ha detto -ehi, c’è qualcuno? Sono intrappolato nell’ascensore, cercate le chiavi per aprirlo!- dall’altra parte le voci gli risposero sollecite, -andiamo subito a cercare la chiave- e si sono allontanati, l’ambiente cominciava ad essere caldo e la certezza di respirare veleno cominciava ad annebbiargli la mente, che venissero presto a liberarlo! Dopo almeno dieci minuti in cui seppe aspettare tranquillo cercando di controllare un vortice di pensieri di angoscia, arrivò un altro drappello di persone che gli dissero che avrebbero telefonato a quelli della manutenzione dell’ascensore, poi di nuovo il silenzio e quell’odore che raschiava la gola. Quando tornarono gli dissero che dopo le 20.00 di sera bisognava chiamare i vigili del fuoco quelli della manutenzione non si sarebbero certo mossi. “E che lo facciano, accidenti, accidentaccio, maledizione, non ce la faccio più a respirare, che cosa aspettano”. Dopo altri dieci minuti una voce dall’altra parte gli disse “adesso la tiriamo fuori, cominci a stare tranquillo, si sentirà muovere l’ascensore” e così fu, per pochi minuti l’ascensore si mosse e quando si fermò finalmente sollevato provò ad aprire la porta interna spingendola a fatica: davanti a lui il muro. Allora gridò “aiuto, aiutoo! Sono in trappola, vi prego, tiratemi fuori di qui”, ma dall’altra parte nessun rumore. La sua faccia era terrea, lo specchio la illuminò mentre si fissava gli occhi spalancati, respirava con la bocca semiaperta finchè la luce non si spense. Cominciò a sudare e a strapparsi di dosso la sciarpa che gli avvolgeva ancora il collo, poi slacciò il collo della camicia, poi si lasciò scivolare con la schiena alla parete e stette così seduto chissà, forse per altri trenta? Quarantaminuti? Poi si sentì come quando è completamente buio nella tua stanza e anche se non chiudi gli occhi è come se li avessi chiusi e ti viene da aprire la bocca, come se dovessi per forza respirare a bocca aperta perchè non respiri più guardando con i tuoi stessi occhi; così, quando smise di cercare di vedere il buio, rinunciò a sperare e li chiuse definitivamente. Anche adesso  tutto sembra oscuro, tu puoi decidere di continuare a scrutare dentro al tuo stesso buio scintille o lasciarti andare e salutare! Notteeee!