Era veramente una situazione imbarazzante, pensava  “cosa ci faccio io qui per terra?” anche se continuava a dire “grazie” senza sapere perchè. Eppure quei volti scuri affacciati su di lui non avevano l’aria di dire “non ci deve ringraziare, dovere”, anzi, erano terribilmente corrucciati, addirittura schifati, ecco. Lui, schiacciato da una sensazione di paura a vedere quegli sguardi anche un pò troppo minacciosi, a dir la verità, continuò così a dire solo “grazie, grazie” sperando, appunto, di ingraziarseli; la sua posizione fisica non permetteva altro. Ad un certo punto il sig. Avvento gli chiese se ce la faceva ad alzarsi, lui disse, certo e ci provò ma una vertigine  lo riportò a terra, posizione più sicura; a quel punto si sentì trascinare per i piedi dal pianerottolo verso l’appartamento di qualcuno, erano le scarpe rossa e verde della donna del tenente francese che lo trascinavano. La donna continuò a trascinarlo sul pavimento, lo portò in un salotto e cercò con non pochi sforzi di radrizzarlo sul torace facendolo appoggiare al divano. Finalmente in quella posizione più umana cominciò a ragionare, stava cercando di parlare ma lo interruppe “meno male che l’ho preso in casa Sportini, stava per essere eliminato, lo sa?”,  “ma cosa sta dicendo?” lui sgranò gli occhi “se si vedesse signor Sportini, capirebbe anche perchè”. Gli porse uno specchio e l’uomo si spaventò talmente tanto che il suo cuore cominciò a battere forsennatamente, credette di morire! Era proprio una faccia da..negro. “ma che scherzo è questo, per favore, signorina, abbia pazienza almeno un pò di rispetto per l’età”. Lei sembrava decisa ad andare fino in fondo “senta, Sportini, lei è in pericolo, bisogna che se ne vada da questa casa, lei non ha visto come la guardavano”, “non ci penso nenche, abito qui da più di quarant’anni, anzi sono stato il primo di tutti voi ad abitarla, siete arrivati tutti dopo, cosa volete, il mio appartamento perchè sono pensionato? La mia pensione? E poi la smetta con sti scherzi idioti, adesso me ne vado”, si alzò con un pò di fatica, si sentiva debole ma riuscì ad avvicinarsi alla porta; dal pianerottolo sentì il vociare agitato di qualcuno dai piani sottostanti, chiamò l’ascensore ma si ricordò all’improvviso di tutto quello che era successo, lasciò andare la porta e si decise a fare le scale a piedi, ancora tre piani per raggiungere il suo bell’appartamento sui tetti della città che tutti gli invidiavano.  Fu molto faticoso fare quelle scale, primo perchè non era abituato, secondo per la loro estrema scivolosità, erano tirate a cera dalla signora Caterina “accidenti a lei” . Quando finalmente riuscì a raggiungere la sua porta la trovò incerottata di nero con la scritta “NEGRO” e in piccolo con un pennarello “SPARISI MALGASIO”. Sportini era un pignolo e, anzichè soffermarsi sul “negro” si chiede cosa volesse significare quel “sparisi malgasio” in stampatello. Cercò le chiavi ripetendosi “sparisi, sparisi, boh!” e quando finalmente si trovò in casa, si lasciò andare sul divano. Aveva fatto tutta la vita l’impiegato del catasto, mai niente da dire su di lui, non una parola e adesso quelle strane espressioni sull’uscio di casa lo inquietavano, oltre alle parole della donna del tenente francese, ovviamente. Decise che sarebbe uscito di casa a respirare una buona boccata d’aria, si avviò sicuro al bagno e, di colpo quella faccia marroncina lo bloccò a bocca aperta, un  “oddio, che orrore” uscì dalle sue labbra guardandosi allo specchio. Dunque allora cominciò a ricollegare i fatti: la sua vita era cambiata da quando era stato bloccato su quel maledetto ascensore e aveva respirato forzatamente quell’odore acre di vernice velenosa marrone; qualcosa in lui doveva essere mutato ed ora aveva cambiato colore della faccia e connotati, anche le mani e le braccia avevano un colore diverso, ma non così intenso come quello del viso.  Decise di uscire a respirare aria fresca pulita, per quanto pulita potesse esser l’aria di città,  scivolando giù per le scale incontrò il signor Desio Avvento che fece finta di non conoscerlo.

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